PER AMOR VOSTRO (2015), di Giuseppe M. Gaudino
L’ultimo degli italiani in concorso a Venezia è Giuseppe M. Gaudino, napoletano, con una storia napoletana, così napoletana da indurre qualcuno (non molti i detrattori, e questo ci fa piacere) a individuare nelle immagini di Per amor vostro un ricettacolo di stereotipi vasciaioli. A nostro avviso il film di Gaudino ha invece stratificazioni ben più profonde, che sommariamente proveremo a enumerare. Il plot ha qualche cosa di evidentemente logoro, ma immettersi in una tradizione, quella del romanzo popolare, del melodramma, comporta anche la costruzione di uno schema, di una griglia, dentro il quale improvvisare, creare le proprie trame, usare il proprio linguaggio. Fino ad un girone infernale che porta alla santità. Valeria Golino, novella Assunta Spina, riesce a ottenere un lavoro come gobbo umano sul set di una soap opera sentimentale di quart’ordine la cui star è Michele Migliaccio (Adriano Giannini). Tra loro due nasce del tenero che molto irrita il violento marito di lei, Gigi Scaglione (splendidamente ferina l’interpretazione di Massimiliano Gallo), già normalmente aduso a picchiarla e comunque impegnato in loschi traffici di cui rende povere vittime gli sconsolati vicini di casa, che sfratta come se niente fosse. Ad assistere a tutto ciò ci sono i tre figli, uno dei quali muto: parteggiano per la madre, con la quale pure hanno il difficile rapporto degli adolescenti coi genitori.
Gaudino è un grande regista. Ed è quasi un crimine che non abbia girato film per così tanto tempo: diciotto anni, per la precisione, dopo l’esordio con Giro di lune tra terra e mare. Diciotto anni come quelli che hanno separato il penultimo e l’ultimo film di Claudio Caligari, che è venuto a mancare. È un cineasta che pensa a quello che gira, Gaudino, e quando dietro ogni fotogramma, dietro ogni composizione dell’inquadratura, e dietro ogni gesto attoriale si intravede l’esito di queste decisioni, allora è di un’idea forte e solida di regia che siamo al cospetto. Fanno certo storcere il naso i titoli di testa sguaiati e fracassoni, in totale contrasto con il bianco e nero slavato che ci viene proposto subito dopo, quasi da new wave cecoslovacca degli anni ’60. Ma l’alto magistero registico di Gaudino emerge non appena lo spettatore fa un resoconto mentale dello stile visivo del film: costituito praticamente per il 95% di primi e primissimi piani e dettagli, sempre con macchina a mano, sempre con incertezze di fuoco, sempre raccordati sul movimento, e poi, però, quando ci viene proposto un campo lungo, per quei pochi secondi necessari a farcelo assorbire, il lasso di tempo basta perché ci si faccia un’idea precisa del contesto che questi volti dolenti, arrabbiati, misteriosi stanno abitando. Uno stile visivo dialettale (per quanto possibile) al pari dei dialoghi: l’essenzialità, ma anche la potenza espressiva, delle parole Gaudino è riuscito a trasformarle in sequenze che questo effetto hanno trasmesso. Uno stile sgrammaticato, insomma, ma di enorme potere poetico ed evocativo.
È anche un film insospettabilmente cinefilo, Per amor vostro: la fuga alla solfatara della Golino e di Giannini ha qualcosa di Stromboli, ma in generale le fughe amorose dei due amanti galeotti non possono non ricordare Cronaca di un amore in qualche momento o L’avventura in qualche altro, addirittura la plasticità di certi loro campi a due poteva somigliare alla sacrificale scena all’idroscalo di Rocco e i suoi fratelli. E a tutto questo Gaudino mescola elementi kitsch, con interventi pittorici sgargianti sul pallido fotogramma bianconero, che possono ricordare Svankmajer ma è stato più puntuale Federico Pontiggia nel citare, invece, David Lachapelle. Anche in questi casi il pubblico ha talvolta rumoreggiato, ma chi conosce la cultura napoletana, anche solo quel poco che basta per puntare il dito e riconoscere i cliché, dovrebbe anche sapere che a Napoli il sublime e il cafone, il lirismo e la sguaiataggine, il sacro e il profano sono elementi costitutivi, convivono come è vero che nel chiostro maiolicato di Santa Chiara va a fare la siesta il ragazzino con la cresta alla Hamsik che ascolta Raffaello e Alessio. Una menzione a Valeria Golino, che potrebbe vincere la Coppa Volpi. Con merito e per un film straordinario.
Elio Di Pace