5 Settembre 2015 -

MARGUERITE (2015)
di Xavier Giannoli

La necessità di sognare, anche a costo di illudersi, per poter migliorare la propria vita. Ma anche, dall’altra parte, quell’ipocrisia di fondo di chi, per interesse, tace e asseconda quando sarebbe invece il caso di parlare. Di questo parla Marguerite, opera sesta di Xavier Giannoli, regista transalpino che torna al Lido, in Concorso, a tre anni di distanza dal debole Superstar. Liberamente ispirato alla vita della sedicente soprano statunitense Florence Foster Jenkins, il film immagina la ricca e stonata contessa Marguerite Dumas mecenate nell’effervescente Francia degli anni Venti: la Grande Guerra appena vinta, la cultura diffusa, ma anche l’aristocrazia e l’alta borghesia intaccate dall’incedere delle teorie marxiste. Un Paese che inizia a diventare moderno, cosmopolita, aperto alle tematiche LGBT, ma ancora legato, nei salotti borghesi, all’eleganza galante e a volte forzata della Belle Epoque. È tempo di teatri, di sovversioni politiche, di auto sportive, di club culturali. Marguerite è da sempre appassionata di musica lirica, finanzia un’associazione che organizza concerti e canta, stonando, per pochi sofferenti ascoltatori. Nessuno ha mai osato farle notare la sua totale mancanza di talento. Intorno a lei, un marito nobile decaduto e mantenuto, un fedelissimo servitore che si dimostrerà un manipolatore, un giornalista con amico anarchico ed un tenore in bolletta che accetta, pur riluttante, di farle da maestro di canto. Tutti bramano le sue ricchezze, e non si fanno alcun problema a distruggerla ed umiliarla, approfittando della sua istrionica ingenuità.

Gli ingredienti per un film importante e stratificato, insomma, ci sarebbero tutti: una precisa ambientazione sociopolitica fra decadenza e novità, la potenza espressiva della musica, la ricerca di affermazione attraverso i sogni nel cassetto, il silenzio interessato degli astanti, le classi sociali in fermento, la necessità di un pubblico, la capacità di mescolare dramma e humour, il microcosmo di Marguerite di fronte al mondo reale. Tuttavia, Xavier Giannoli non riesce a osare, non scava a fondo e non colpisce, dimostrandosi drammaticamente superficiale. Marguerite si limita ad essere una commedia acidula che funziona, sia narrativamente sia concettualmente, solo a tratti, quasi a dispetto di una fotografia sorprendentemente curata e di una regia di dettagli, fine e aggraziata. Paradossalmente, quello che manca al film Marguerite è proprio l’ambizione che muove l’omonimo personaggio, fra gli spunti interessanti introdotti ma ben presto lasciati perdere ed una gracilità narrativa che porta inevitabilmente, nel corso dei 127 minuti, alla ripetizione.

Eppure qualcosa nel film riesce a colpire. Sicuramente, la voce della protagonista. Una voce sgraziata, sorta di grido disperato e annichilente, sfacciatamente fastidiosa eppure viva nella sua sofferenza. Una voce che attacca facendo ridere e finisce con la malinconia di una triste elegia. Ma ancora di più rimane nel cuore la sequenza della Marsigliese stonata, nella quale Marguerite viene ingannata dagli eversivi e contribuisce inconsapevolmente alla vendetta morale del proletariato contro la grandeur parigina. A guisa di contraltare, risultano invece non ricontestualizzati adeguatamente gli spunti cinefili e metacinematografici. Se il personaggio di Marguerite infatti, fra fotografie ingiallite, illusioni e acconciatura, è dichiaratamente affine alla Norma Desmond di Viale del Tramonto, non manca una citazione esplicita quanto gratuita di C’era una Volta in America, con il critico sdraiato su un fianco intento a fumare oppio, né una tensione immotivata -donna barbuta in testa- ai Freaks di Browning. Inoltre, limite principale del film è il finale brusco e posticcio, che si dimostra un mero espediente narrativo avulso dai precedenti spunti concettuali.

Marguerite è un film che apre e non chiude mille interrogativi, gettando progressivamente al vento tutti i suoi spunti politici, sociali e concettuali. Rimane una discreta ricostruzione degli anni Venti francesi, rimane qualche sequenza particolarmente forte, rimane qualche risata strozzata in gola, ma non bastano a coprire il rimpianto per un film che rinuncia all’ambizione, rivelandosi l’ennesimo anello debole di un Concorso che, fino a questo momento, a parte la prevista e manifesta superiorità di Alexandr Sokurov, non è stato in grado di offrire praticamente nulla [ma saprà, nella seconda metà, crescere di gran lunga.]*

Marco Romagna

* edit 11/9/2015

“Marguerite” (2015)
129 min | Drama | France / Czech Republic / Belgium
Regista Xavier Giannoli
Sceneggiatori Xavier Giannoli (adaptation), Xavier Giannoli (dialogue), Xavier Giannoli (screenplay), Marcia Romano (collaborating writer)
Attori principali Catherine Frot, André Marcon, Michel Fau, Christa Théret
IMDb Rating 6.9

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