LE BEAU DANGER (2014), di René Frölke

Norman Manea è uno dei più grandi scrittori rumeni viventi esule per necessità e per scelta. la sua esperienza diretta da scrittore non può non nascere che dalle peripezie della sua travagliata esperienza personale, legata in particolar modo ai campi di sterminio. René Frölke, dopo lo splendido Of the Salamander’s Espousal with the Green Snake, presentato, decide di realizzare un film su di lui, quasi nell’ottica dell’avvicinamento e pedinamento di un personaggio così importante L’incontro tra le due personalità è un percorso evocativo e strutturale di rara poesia e bellezza.

Frölke compone l’osservazione del quotidiano di Manea con brani tratti dalle sue opere dando forma a un vero e proprio cine-libro, stimolando lo spettatore stesso ad un percorso intimo di esplorazione e di rilettura. Le parole che emorgono visualizzate sullo schermo coprono continuamente i silenzi e le assenze dell’autore rumeno, che continuamente cerca di fuggire. La grana del 16mm addolcisce i contorni, dona al film una patina storica che risalta lo spazio in cui Manea si muove.

Poi arrivano i suoni, a tratti cacofonici a far da collage al testo ed alle immagini. Emergono così sempre più le discrepanze del nostro tempo, il valore della memoria che sta per estinguersi al tempo del digitale. Proprio così la parola apre le porte all’immagine che ristruttura lentamente il tempo dell’osservazione primitiva dell’esistere e diventa atto esistenziale di memoria. Un film che è solo esperienza (già passata) come il cinema. In fondo ogni immagine nasce da una parola.

Erik Negro