20 Maggio 2015 -

INSIDE OUT (2015)
di Peter Docter (e Ronaldo Del Carmen)

Appena finiti i titoli di coda di Inside Out, il nuovo film della Disney Pixar, i pensieri sono molteplici. Il primo è che lo si vorrebbe rivedere, o che sarebbe stato bello se fosse durato qualche ora in più (un Pixar diretto da Lav Diaz sarebbe una golosissima circostanza); il secondo, più complesso, più ponderato, è interrogativo: ci si domanda, infatti, come mai un festival importante – il cosiddetto festival più importante del mondo, nella fattispecie – non spinga per avere (o non contempli l’ipotesi di avere) in concorso un film come questo. O c’è qualcosa che non sappiamo, o c’è qualcosa che non vogliamo sapere, tertium non datur.

Ho avuto il coraggio di dire, altrove, che questo Inside Out (regia di Pete Docter, già regista di Monsters & Co. e Up, anche premio Oscar) è il miglior film mai realizzato dallo studio di Emeryville.
È ambientato nella mente umana, e i protagonisti sono le emozioni basilari che, insieme o combinate, costruiscono la complessità di una personalità: Joy (la gioia, frizzante, splendido personaggio che ha qualcosa della Trilly di Peter Pan, doppiata in maniera eccelsa da Amy Poehler), Fear (paura, nelle vesti di una specie di amministratore delegato, elegante ma trasandato, interpretato da Bill Hader), Disgust (Mindy Kaling, ha qualcosa in comune – forse la coloritura espressiva fatta di smorfie e tic, soprattutto in controscena – con la Edna degli Incredibili), Anger (Lewis Black, dal coté impiegatizio) e Sadness (Phyllis Smith), l’antieroe di questa avventura, tendente all’emo, vanta qualche somiglianza con la Dory di Nemo, ma di segno opposto. Siamo dalle parti di Esplorando il corpo umano, si potrebbe pensare. Non precisamente: se lì era fisiologia, qui è morale pura.

La bambina di cui dirigono le operazioni di crescita è Riley, che si trasferisce dal Minnesota (sono del Minnesota pure i Coen: stanno disseminando pezzi di anima tra i film in selezione) a San Francisco. E qui, nuova scuola, nuovi amici, con genitori che cambiano perché anche loro, come tutti, non solo esseri umani (anche cani e gatti, scopriremo) hanno questo “quartier cerebrale” pentarchico, cambia qualcosa nella mente di Riley: Joy e Sadness si perdono nei meandri mentali della memoria a lungo termine, infinito archivio di emozioni e ricordi, tenuto in ordine da servizievoli squadre di pulizia che rimuovono il superfluo (le lezioni di pianoforte frequentate controvoglia, ma NON i gingle delle pubblicità, quelli sono duri a morire) e amici immaginari, che si aggirano come galeotti, o se si vuole topi da biblioteca, che piangono caramelle ma che si rivelano disposti a drammatici ed eroici sacrifici.
Il serbatoio immaginifico del team Pixar non è mai stato così fervido, nella creazione di invenzioni visive non solo sfoggio di virtuosismo alla computer graphic, ma anche incredibilmente funzionali e, di conseguenza, simbolicamente pregnanti. Un esempio su tutti: il trampolino tra il luogo dell’oblio e il regno della consapevolezza è un libro.

Come sempre nella Pixar, c’è il cinema nel cinema: se Cars 2 (che, diciamo subito a scanso di equivoci, abbiamo amato) era l’ultima frontiera dello spy movie e Toy Story 3 il film carcerario definitivo, qui si fa ricorso all’estetica degli studios per chiamare in causa il “mondo dei sogni”: ed è tutto un aggirarsi di Joy e Sadness fra teatri di posa e trionfali manifesti di rimando hitchcockiano, fino al balletto dell’unicorno femmina, diva dalla chioma arcobaleno che richiama le coreografie di Vincente Minnelli.
E c’è naturalmente spazio per tutte le correnti artistiche moderne che nel processo mentale hanno il loro campo d’azione e d’indagine principale: ovviamente il surrealismo, ma anche tanto cubismo (analitico, in questo caso) e perfino il minimalismo. Il punto d’arrivo è la famiglia, concretamente – come si vedrà – l’ultimo baluardo mentale, l’ultimo appiglio della bilancia emotiva e morale di Riley.
Aspettiamoci quasi certamente, con Inside Out, il decimo oscar al lungometraggio animato della casa Disney Pixar.

Elio Di Pace

“Inside Out” (2015)
95 min | Animation, Adventure, Comedy | USA
Regista Pete Docter, Ronnie Del Carmen
Sceneggiatori Pete Docter (original story by), Ronnie Del Carmen (original story by), Pete Docter (screenplay), Meg LeFauve (screenplay), Josh Cooley (screenplay), Bill Hader (additional dialogue by), Michael Arndt (additional written material), Amy Poehler (additional dialogue by)
Attori principali Amy Poehler, Phyllis Smith, Richard Kind, Bill Hader
IMDb Rating 8.3

Articoli correlati

NI LE CIEL NI LA TERRE (2015), di Clément Cogitore di Erik Negro
OUR LITTLE SISTER (2015), di Hirokazu Kore-eda di Erik Negro
SICARIO (2015), di Denis Villeneuve di Elio Di Pace
ELEMENTAL (2023), di Peter Sohn di Marco Romagna
CAROL (2015), di Todd Haynes di Elio Di Pace
COCO (2017), di Lee Unkrich e Adrian Molina di Nicola Settis