7 Febbraio 2017 -

HEIS (CHRONIQUES) (2017)
di Anaïs Volpé

Tante volte nella nostra adolescenza, e non solo, ci siamo chiesti quale potesse essere una direzione, cosa sia un’aspettativa, come ci si senta ad approcciare il futuro. E spesso questo cortocircuito di energie e speranze conduce sempre verso l’irrisolto. L’approccio stesso di questa tensione reale e mediat(ic)a non può non prescindere da quello che ci lega al passato, all’interiorizzazione della morale familiare, e quindi dal naturale tentativo di autodeterminazione che sussegue all’emancipazione. Questo processo delicatissimo, e spesso traumatico, può essere ancora amplificato dalla sensibilità personale, nell’intimità di un processo formativo dialettico che sottende anche un percorso artistico. Anaïs Volpé, nel suo complesso e polimorfo lavoro cross-mediale Heis, tenta di mettere a fuoco questo rapporto, traslando la propri esperienza di avvicinamento alla lettura delle cose e alla possibilità di interpretarle. Ma un film, una serie e un istallazione a più canali, con “oggetti di scena”, possono riuscire a definire l’urgenza dell’esperienza formativa e soprattutto le sue derive emozionali?

Heis (Chroniques), il lungometraggio, tratteggia il percorso, circumnaviga la situazione della ragazza, ne delinea gli aspetti fondamentali della scelta nell’imbarazzo delle scelte, mentre il vortice della storia si consuma con la stessa idea della teorica impossibilità di farne parte. Si lavora su frammenti, li si consuma, in una cronaca astratta tra attaccamento alle radici e ambizioni di raccontarne di nuove, tra il dramma da camera e il saggio per immagini. Heis (Chroniques) è un reticolo di immagini, parole e suoni dal sapore di uno sperimentale abbozzato, che si infrange sulla fragilità personale della struttura emotiva dell’autrice, sempre più protagonista. La narrazione si dipana tra difficoltà reali e sogni desolanti, fotografie e aspirazioni, e solo il dialogo con se stessi può preservare dal disastro delle cose, da ciò che pare annientare qualsiasi germe creativo, qualsiasi embrione di dialogo e di visione attorno a noi.

L’installazione a più canali, invece, Heis (Sur le mur), ripercorre quell’esistenza, pare davvero un macchina del tempo intricata tra fotografie sbiadite e televisori in assenza di segnale, rulli in otto millimetri e poesie, sottolineate, cerchiate, vissute. Come se solo nel piccolo della nostra cameretta potessimo ritrovarci in un respiro fetale e accondiscendente, questa ricerca infinitesimale di identità trova la sua mappatura ontologica in quella serie smisurata di oggetti e ricordi che abbiamo l’ossessione costante di perdere, perché simbolo di una personalissima esplorazione, senza tempi né spazi, in cui il flusso sensibile e ritmico della vita deve essere raccontato per il suo senso dell’essere ricordato. Senza dubbio l’opera può esistere solo nella complessità della sua totalità – è prevista in produzione anche una serie tv, nell’ottica dell’ampliare ulteriormente questo soggetto -, e anche quando può apparire troppo personale non fa altro che definire il senso primordiale e universale dell’inadeguatezza e dell’impossibilità del crearsi il proprio piccolo posto narrativo in questo mondo così dispersivo. Proprio in questo gioco di parti (e di specchi) trova linfa vitale questa opera composita e strutturata della Volpé, che si muove nella storia raccontandone le storie attraverso il muro che cade e la conversione, in un mondo sempre più veloce e allo stesso tempo superficiale. Verrebbe da dire che pare molto difficile rimanere se stessi in tutto ciò, ma ancora più urgente (e quasi improbabile) sarebbe la domanda: chi siamo noi stessi, (eterni) adolescenti, oggi?

Erik Negro

“HEIS: Chroniques” (2015)
90 min | Drama | France / China / USA
Regista Anaïs Volpé
Sceneggiatori Anaïs Volpé
Attori principali Anaïs Volpé, Matthieu Longuatte, Emilia Derou-Bernal
IMDb Rating N/A

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