11 Novembre 2016 -

IL MATRIMONIO (2016)
di Paola Salerno

Alcune immagini hanno bisogno di tempo per maturare e trovare una forma. Hanno bisogno di ritrovare una propria urgenza, un proprio sentimento, una nuova contestualizzazione da cui far scaturire una nuova vitalità. Perché nel frattempo le vite cambiano, si evolvono, e a volte, nel modo più inaspettato e doloroso, finiscono. Il tempo a volte è insondabile, a volte vola, a volte sembra fermarsi, a volte cicatrizza, a volte incartapecorisce, a volte è cinico e beffardo nello sparigliare le carte, i sentimenti, le vite. Solo allora le immagini che giacevano da qualche parte in attesa di essere riguardate (ri)trovano un senso, fanno rivivere chi non c’è più, lo ricordano con un’intimità talmente intensa da farlo sentire ancora al proprio fianco, quantomeno per poterlo salutare un’ultima volta. Se Checco, il fratello della regista immerso nei giorni prima delle nozze in queste immagini di 10 anni fa, non fosse morto, Il matrimonio non avrebbe probabilmente mai trovato una forma compiuta e definitiva, non sarebbe mai uscito dagli archivi della regista e sorella, non avrebbe mai raggiunto il suo senso più intimo, il suo scopo ancestrale, dirompente come l’amore, necessariamente sfilacciato come la memoria: il cuore.
Presentato al MedFilm Festival di Roma dopo i passaggi a Cinema du Réel e al Festival di Bellaria, Il matrimonio è un oggetto cinematografico spiazzante, un ritratto di famiglia (allargata) in un interno che intelligentemente lascia il momento del proprio titolo fuori campo, concentrandosi invece sugli ultimi giorni di preparativi del lato dello sposo. A Riace, poco lontano da dove riposano i Bronzi, il puro cinema del reale di Paola Salerno mostra la propria casa materna nel momento in cui Checco si prepara a lasciarla “finché morte non vi separi”. È una casa invasa dalle donne della vita del futuro sposo – le quattro sorelle, la madre e la quasi moglie – accompagnate dai rispettivi mariti e figli, tutte intorno a Checco insieme agli amici di una vita e chi, a impreziosire la famiglia e il film di sfumature multietniche, suonerà e canterà al matrimonio. È una famiglia anticonvenzionale, una sorta di matriarcato in cui la figura maschile è incarnata dal figlio più giovane e meno indipendente ma ora imminente sposo, una famiglia moderna, poliglotta e multiculturale, una famiglia non credente in una Calabria in cui l’altra famiglia, quella della sposa, avrebbe visto quantomeno di sbieco una convivenza non “santificata”.

Il matrimonio è un mosaico agrodolce di momenti di coesione e scontro nella felicità familiare, tutti uniti (o meglio, tutte unite) attorno al fratello più piccolo, l’unico coccolatissimo maschio. Sin dal viaggio in treno con cui la regista, il marito e i due figli raggiungono, dal cuore metropolitano di Parigi dove abitano, la campagna di Riace, nel film girato a mano dall’autrice raccogliendo ore e ore di materiale trovano spazio tutti i momenti di condivisione, dagli scherzi fra i figli della regista – con tanto di tenerissime lacrime della più piccola – ai litigi telefonici con parenti lontani, dal lavoro di veterinario di Checco che si preoccupa della salute delle proprie cavalle al bagno in mare della sorella Francesca con i suoi capelli infiniti, dalle chiacchiere notturne alla “drammatica” decisione su quale disposizione debbano avere e su quale tovaglia mettere sui tavoli per il rinfresco, dalle prove per le canzoni fino a quella sosta sulla strada per la chiesa, con Checco che stappa e beve nell’afa calabrese l’ultima innocente birretta da scapolo. Il matrimonio per lui è la definitiva ricerca della stabilità, l’aver trovato l’anima gemella e l’aver deciso di condividere tutto con lei, trovando nella culla della tradizione quella sicurezza che la sua pur stimolante famiglia sui generis forse non gli ha mai garantito. Paola Salerno fa del suo Il matrimonio un continuo spostamento, un vagare necessariamente sfilacciato fra persone e situazioni, fra emozioni e rapporti umani, fra sigarette incenerite e battute serafiche sul matrimonio come contratto. Non cerca un senso universale, non vuole trasmettere un messaggio, ma la potenza che raggiunge nell’aprirsi in maniera così sincera e primordiale al ricordo e al calore del nucleo familiare è come un brivido che scorre sotto pelle, che trova la propria apoteosi proprio nella frammentazione. Cambiano le lingue, le storie, le voci, le situazioni, ma si torna sempre lì, al fuoco invisibile che lega una famiglia, al crepitio delle emozioni e dei sentimenti che diventano purissima e inaspettata vitalità.
“Il matrimonio è quella cosa grazie alla quale riesci a risolvere in due problemi che da solo non avresti avuto”, scherza Checco imbeccato da chi gli fa notare il suo pluriennale rifiuto per il matrimonio, compresa una delle sorelle felicemente convivente e indipendente, senza minimamente immaginare quale sarebbe stato il suo destino di dieci anni dopo, e che una sorta di filmino sarebbe diventato, al di là del ritratto di una famiglia e di un momento o del discorso sulle modalità familiari dalla più tradizionale alla più alternativa, rustica o esotica, un così potente e ancestrale ricordo. In questo senso, quasi ogni momento di questa raccolta quasi casuale di immagini acquisisce oggi un significato differente, ed è proprio per questo che solo oggi ha trovato forma e luce. Dieci anni dopo, i figli sono cresciuti, e con la morte di Checco le vite e le armonie di famiglia sono cambiate per sempre, nulla sarà più come prima. Il matrimonio è un film accorato, primordiale, ribollente di sorrisi fra i più sinceri e lacrime fra le più amare. Un film con una genesi di due lustri, passato per gioie e dolori, passato per amore e morte. Un film che nasce solo oggi, quando il tempo ha fatto il suo corso, la figlia della regista è cresciuta, e da bambina è diventata un’adolescente che vaga per i campi, accarezzando l’erba alta quasi come per accarezzare quello zio che non c’è più, e che forse quest’erba l’ha piantata in un passato che sembra ormai lontano. Il tempo procede, uccide, cementifica. Ma i sentimenti sono più forti anche del tempo.

Marco Romagna

“Il matrimonio” (2016)
84 min | Documentary | Italy
Regista Paola Salerno
Sceneggiatori N/A
Attori principali N/A
IMDb Rating N/A

Articoli correlati

WINDOW HORSES: THE POETIC PERSIAN EPIPHANY OF ROSIE MING (2016), di Anne Marie Fleming di Marco Romagna
WORLD OF TOMORROW (2015) / WORLD OF TOMORROW EPISODE TWO: THE BURDEN OF OTHER PEOPLE'S THOUGHTS (2017), di Don Hertzfeldt di Nicola Settis
ALMOST THERE (2016), di Jacqueline Zünd di Nicola Settis
SAINT BATHANS REPETITIONS (2017), di Alexandre Larose di Erik Negro
HOUSTON WE HAVE A PROBLEM! (2016), di Žiga Virc di Vincenzo Chieppa
KINDIL EL BAHR (2016), di Damien Ounouri di Marco Romagna