Kore-eda continua a emozionare, con un altro dolcissimo dramma familiare giapponese. La storia ruota intorno a tre sorelle adulte che vivono insieme in vecchia ed enorme casa, in origine appartenente alla nonna e ora occupata e gestita da loro. La loro vita sarà sconvolta quando devono partecipare al funerale del padre, e incontrano la sensibile sorellastra. E’ subito cortocircuito, quella piccola e indifesa ragazza pare diventare il soffio di vita che trasporta, il sentimento della vita riconvocata nella famiglia, in una circolarità temporale che le riporta a vivere tutte assieme, un’esistenza complessa ma felice, meno spensierata ma con sprazzi di intimità folgorante e dolcissima.
C’è una certa tristezza in questo film, in cui il cuore sussulta regolarmente nelle infanzie negate, nel dramma dell’oblio eternamente sfiorato, nella tenacia di queste ragazze con cui guardano negli occhi la vita, continuamente sospese fra assecondarla e sfidarla. Allo stesso tempo, gli squarci di tenerissima umanità che Kore-eda ci dona sono sublimi, senti in faccia il vento di quella corsa in bicicletta, appena diviene primavera, coccolati in una selva di fiori di ciliegio. Così come i continui riferimenti umani e comportamentali a un Giappone che fu, i retaggi delle vecchie generazioni e lo spettro del futuro, con un occhio di riguardo assoluto e rispettoso dei primi passi nell’età adulta delle nostre splendide protagoniste. Il risultato è un romanzo che dà sempre più respiro alla malinconia, avvolgendo la loro vita quotidiana e accompagnandole al loro destino.
Kore-eda mostra tutto ciò con l’estrema delicatezza che lo contraddistigue, fatta di sguardi e sorrisi, piccoli gesti e parole accennate: anche in questo film riusciamo a percepire i loro sentimenti e allo stesso modo ne siamo splendidamente catturati. Viaggi in treno, pranzi e cene di gruppo, bucoliche passeggiate in collina, addi e memoriali malinconici, una natura riflessa tra primavera ed autunno. Rincosiderare la giovinezza non è solo constatarne qualsiasi piccolo frammento di malinconia, ma interpretare cosa stiamo diventando nell’atto stesso della persistenza di ogni nonstro movimento; l’unico tentativo di provare ad amare è il riflesso possibile dell’amore donato a noi stessi e che non sempre riusciamo a cogliere. Ogni tempo ed ogni spazio ridefinisce un umanità che si forma, che abbaglia e che lascia spesso senza fiato. Kore-eda la respira e ce la dona, facendoci percepire il calore come la pioggia sui loro volti, fino a farcela sentire nel cuore.
Erik Negro