22 Ottobre 2015 -

HURRICANE
A WIND ODYSSEY 3D (2015)
di Andy Byatt e Cyril Barbançon

La natura, prima o poi, si riprende quello che le è stato tolto, favorendo il ciclo della vita. Ma la sua forza, talvolta, può essere brutale, può seminare morte e terrore, può concentrare le forze dei venti, delle acque, delle precipitazioni, può distruggere tutto. Passo alla prima persona, per quanto non sia mia abitudine nelle recensioni, perché in questo caso la sensibilità sull’argomento è quantomai personale: sono nato e vivo a Genova, ho visto e vissuto in prima persona la potenza devastante di almeno tre alluvioni, sono sceso in strada armato di pala e stivali cercando di aiutare le tante persone che avevano perso tutto o quasi a rialzare la testa. Ho visto negozi devastati, cantine allagate, ricordi di una vita persi per sempre, interi piani di palazzine pressoché sventrati, automobili accatastate a parecchi chilometri dal loro parcheggio, trascinate dalla forza inesorabile di un torrente quasi sempre in secca letteralmente esploso dopo poche ore di pioggia: ho visto la paura, ho visto l’apocalisse. Ho pianto i morti, donne e bambini uccisi dalla piena, ho odiato intimamente sindaci e funzionari della protezione civile accusandoli di incompetenza e sensibilità nulla, ho maledetto piani urbanistici approvati negli anni Sessanta e Settanta che hanno previsto folli costruzioni sulle sponde dei rivi, ma ho anche visto una città, una volta dopo l’altra, rifiorire, ritornare, ripartire. Genova si è curata le ferite per rifarsi bella, con un’intera cittadinanza a calarsi senza esitazione alcuna nella “bratta”. Lo stesso si può dire per i simili cataclismi che hanno, nel corso degli anni, colpito la Toscana, la Sicilia, il Piemonte. Esempi in scala minore di un uragano tropicale, ma -ve lo assicuro- pienamente sufficienti per capire di che cosa si possa trattare. E pienamente sufficienti per storcere il naso davanti ai troppi limiti di questo film

Perché Ouragan (titolo internazionale Hurricane, a Wind Odyssey), presentato alla decima Festa di Roma, riesce ad appiattire tutto questo ad uno sterile sfoggio di capacità tecniche nelle riprese del fenomeno atmosferico, non supportate però né da reali idee cinematografiche né da alcuno slancio emotivo. In effetti, è proprio il senso stesso di un’operazione del genere che sfugge: quello di Andy Byatt e Cyril Barbançon è un film che spreca un abbacinante impianto visivo -nonostante una stereoscopia tutto sommato inutile, orpello che nulla aggiunge alla visione della furia di Madre Natura-, finendo per incartarsi nella decisione di narrare (e, ancor peggio, spiegare ad ogni costo) quando sarebbe stato pienamente sufficiente, e anzi preferibile, mostrare. Il documentario compie un lungo viaggio, seguendo l’uragano Lucy nelle sue varie fasi: la formazione delle prime nubi sopra il Senegal, la prima pioggia monsonica africana, il viaggio lungo l’Atlantico in costante crescita, lo scontro con la bassa pressione, il climax dei danni ingenti da Porto Rico a Cuba fino alle coste della Louisiana, sulle quali si abbatte con violenza inaudita per poi, finalmente, esaurirsi. Tutti gli ingredienti per un documentario sulla potenza della natura, ma anche sull’inettitudine impotente dell’uomo dinanzi a forze più grandi di lui. Eppure proprio l’aspetto potenzialmente più interessante -l’umanità colpita- è quello che interessa meno agli autori: gli uomini e le donne che il film incontra vengono filmati quasi come oggetti di scena, senza che si provi a dare loro un’anima, immortalati quel tanto che bastava e poi abbandonati come automi già sfruttati, e poco importa se siano vivi, sani e salvi, morti o nullatenenti. Il problema, forse, è che Ouragan è un film spettacolare ma in sostanza privo di anima, incredibilmente povero di emozioni e lirismi, piantato sul binario morto della sola estetica. Durante la visione, tornano spesso alla mente i film documentario (ma anche quelli di fiction, sempre ammesso che ci sia un limite) del bavarese Werner Herzog. Riemergono nella memoria la lava nel cratere in La Soufrière, i pozzi di petrolio in fiamme di Apocalisse nel Deserto, il cammello moribondo di Anche i nani hanno cominciato da piccoli. Tornano alla mente come un grosso rimpianto, per ciò che Ouragan sarebbe potuto essere in mani più esperte, ma anche come un rimpianto verso i tempi in cui la tecnica era asservita al talento, e non il contrario.

Ma ciò che in assoluto lascia più perplessi è la scelta di far raccontare in prima persona all’uragano Lucy la propria formazione, il proprio viaggio e i propri effetti sul territorio attraverso una suadente voce off femminile. Fra immagini da satellite, centri metereologici, aerei pilotati fin dentro l’occhio del ciclone, popolani evacuati, case crollate, venti oltre i 200km/h, alberi mozzati, riprese subacquee di un moto ondoso colossale pronto a deflagrare sulle scogliere e animali che cercano rifugio nei luoghi più strambi, Lucy parla vantandosi della propria forza distruttrice, come se qualcuno potesse essere talmente ingenuo da tacciare seriamente un uragano di malvagità. Per poi scivolare nel pesantemente didascalico, con un’autoassoluzione finale tesa a ricordare la necessità dei fenomeni atmosferici, anche violenti, perché le piante possano continuare a crescere e fornirci ossigeno, e perché l’uomo possa ripartire. Riassumendo, quello dei documentaristi francesi è un lavoro sì abbacinante dal punto di vista visivo, ma che -letteralmente- fa acqua sotto qualsiasi altro aspetto. A discapito di un budget chiaramente importante, nuove macchine da presa in grado di girare in condizioni impossibili e la collaborazione della NASA, Ouragan non ha praticamente nulla da dire, e quel poco che dice sono spiccioli di retorica. Peccato, perché con una sceneggiatura decisamente più snella e un po’ di cuore si sarebbe potuto rivelare davvero un bel film. Ma così, ne avremmo fatto abbastanza volentieri a meno.

Marco Romagna

“Hurricane” (2015)
N/A | France
Regista Cyril Barbançon, Andy Byatt, Jacqueline Farmer
Sceneggiatori Philippe Blasband, Jacqueline Farmer, Olivier Lorelle, Frédérique Zepter
Attori principali John Flanders, Kristin Samuelson, Joe Fontana, Paloma Garcia Martens
IMDb Rating 6.9

Articoli correlati

BROKEN RAGE (2024), di Takeshi Kitano di Donato D'Elia
ANORA (2024), di Sean Baker di Marco Romagna
U ARE THE UNIVERSE (2024), di Pavlo Ostrikov di Marco Romagna
EVA NO DUERME (2015), di Pablo Aguero di Marco Romagna
PAUL & PAULETTE TAKE A BATH (2024), di Jethro Massey di Nicola Settis
ALASKA (2015), di Claudio Cupellini di Marco Romagna