8 Settembre 2023 -

HORS-SAISON (2023)
di Stéphane Brizé

L’eclettismo del cineasta francese Stéphane Brizé è ormai conclamato: la trilogia sul lavoro (La legge del mercato, In guerra, Un altro mondo), uno splendido film in costume tratto da Maupassant (Una vita), sono alcuni esempi solo per limitarsi agli ultimi anni. Alla Mostra del Cinema di Venezia 2023 partecipa con il suo ultimo lavoro, Hors-saison, che assomma ulteriori sapori e colori ad una palette già ricca e variegata. Un film che parte come una commedia brillante per poi rivelare la sua vera natura di riflessione amara e malinconica sulle occasioni perdute e ritrovate, sui bivi della vita, sulle scelte professionali e sentimentali. Mathieu (Guillaume Canet) è un attore parigino di gran successo, che incontriamo mentre si sottopone a cure termali “fuori stagione” in un piccolo paesino bretone, nel nord/ovest della Francia; è praticamente scappato via durante le prove del suo primo spettacolo teatrale, (forse) spaventato dalla mancanza di protezione che le riprese cinematografiche assicurano, e il contatto diretto col pubblico sulle assi di un palcoscenico no. Arrivato al mezzo del cammin della sua vita, più probabilmente il burnout di Mathieu è un inconscio tentativo di fare un bilancio, di riconnettersi al passato (mai) dimenticato, di reincontrare, insomma, un vecchio amore che proprio in quel posto periferico ha ormai trovato dimora e famiglia. Alice (Alba Rohrwacher) è sposata, tiene lezioni private di pianoforte, ed ha avuto quindici anni prima una liaison amorosa con Mathieu, conclusasi bruscamente e, si lascia intendere, senza il mantenimento di un rapporto di amicizia, impossibile in tutti i grandi amori. Un uomo “metropolitano” a cui arride un gran successo professionale, una donna “periferica” che ha preso un’altra strada, sacrificando le aspirazioni artistiche musicali per una realizzazione familiare ed affettiva più semplice. Chi dei due ha compiuto i passi più giusti verso la felicità, o quantomeno verso la sua parente prossima serenità? E’ intorno a questo quesito che si trova il nucleo più profondo del film.

Brizé organizza questo passo a due tenendosi sempre alla giusta distanza, avvicinandosi con la camera nei momenti più interlocutori e inquadrandoli da lontano quando le conversazioni sembrano toccare dettagli intimi, non necessari alla storia, che appartengono soltanto a loro. In quadri compositivi che richiamano il paesaggismo impressionista si osserva il paese dal mare, con due figurine strette uno all’altra intente a passeggiare, un sentore “autunnale” che travalica il mero dato meteorologico per farsi definizione esistenziale. La scelta degli interpreti è più azzeccata che mai, e Alba Rohrwacher, che recita in un ottimo francese, non è forse mai stata così brava nei mezzi toni, negli sguardi di sottecchi, nella contegnosa timidezza messa su come schermo per tenere il mondo a distanza. La brillantezza e la sicumera di Canet rappresentano invece la SUA maschera, che cade poco a poco rivelando tutta la fragilità, l’insicurezza, l’ansia da personaggio pubblico, che si lamenta dello stress derivato dalla sua estrema riconoscibilità per poi sorprendersi quando un impiegato del centro termale non ha idea di chi sia. L’approccio con la Talasso Spa è caricato di un sentore di spaesamento veicolato attraverso una particolare tipologia di comicità fisica, che nelle sue inarrestabili macchine del caffé fa tornare alla mente, per evitare paragoni più illustri come quello con l’Hulot di Jacques Tati, le scene iniziali di Lost in Translation di Sofia Coppola, con Murray intento a “lottare” con un tapis-roulant. L’uomo in mezzo al mondo, dunque, anche in maniera arruffata e goffa, e la donna un passo fuori: ma sarà veramente così? L’essere al centro dell’attenzione ma schermati dalla protezione accordata ai Vip, l’essere ai bordi del proscenio ma alla ricerca di contatti umani veri, con i ragazzini che entrano in casa per la lezione o con il volontariato presso un centro anziani.

Un film, ci ripetiamo, di disvelamenti, di apparenze che crollano mostrando la vera essenza in tutto il suo raggelante horror vacui; un altro modo, quindi, di delineare la conduzione della propria esistenza come scelta (anche) politica. Guardando e ascoltando con attenzione, riempiendo gli spazi che l’autore lascia artatamente aperti, ci si rende conto di essere davanti ad un capitolo all’apparenza differente ma perfettamente accordato con la poetica e con le precedenti opere (per quella più simile, all’apparenza, bisogna tornare indietro fino al 2009 e a Mademoiselle Chambon). Già solo porsi la domanda sulla liceità della realizzazione professionale messa a confronto con orizzonti magari più limitati ma intrisi di autenticità, nel mondo di oggi ha un sentore di pacata rivoluzione, ci si perdoni l’ossimoro, in perfetto accordo con quella “sindrome da grandi dimissioni” che sta caratterizzando il mondo lavorativo nel post-Covid, a più livelli. Forse la vetrina narcisistica dei social e l’ambizione competitiva mutuata in tutto il mondo occidentale dal modello USA sono arrivate/stanno arrivando ad un punto di non ritorno, e tutto questo bailamme può essere perfettamente rappresentato, in levare, in sottrazione, da due piccoli esseri umani ritrovatisi in un luogo sperduto, per poco tempo. L’invito finale di Alice, «prometti di non tornare mai più», ha ancora una volta una doppia valenza: scaccia definitivamente quel passato lasciato alle spalle o nasconde un celato invito, quello di lasciare del tutto le strade battute finora e di richiudersi per sempre in quella bolla, in una camera d’albergo a far l’amore lasciando tutto e tutti fuori dalla porta. Non abbiamo una risposta, non ce l’ha il film e non ce l’hanno Brizé e la sua cosceneggiatrice Marie Drucker. Il tempo di Mathieu e Alice, oltre al passato, è il tempo del cinema, del sogno, di quelle due ore dove, comandati dalla penna e dallo sguardo del demiurgo, davvero tutto può accadere.

Donato D’Elia

“Out of Season” (2023)
115 min | Drama | France
Regista Stéphane Brizé
Sceneggiatori Stéphane Brizé, Marie Drucker
Attori principali Sharif Andoura, Emmy Boissard Paumelle, Guillaume Canet
IMDb Rating N/A

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