12 Agosto 2015 -

PASTORALE CILENTANA (2015)
di Mario Martone

Nel gioco magico e spietato della vita festivaliera, può capitare a volte anche la cocente delusione. Un passo falso, o anche più d’uno, può capitare a chiunque, e non è quindi raro che Autori anche piuttosto amati, già capaci in precedenza di scaldare il cuore del cinefilo spettatore, sfoderino all’improvviso un’opera anonima, inutile, svuotata della potenza -visiva, umana o concettuale- che aveva contraddistinto fino a quel momento la carriera del regista in questione. È stato questo il caso, all’ultima Venezia, di Kim Ki-Duk e del suo irricevibile One on One, come è questo il caso, e duole rimarcarlo, di Mario Martone. Il regista napoletano, con la sua Pastorale Cilentana, cortometraggio di 18 minuti presentato in Piazza Grande a Locarno, rivela oltre al gusto per l’inquadratura (almeno quello!) una drammatica quanto inaspettata carenza di idee. Si scopre poi, durante i titoli di coda, che il corto è stato finanziato da Expo -evidentemente proprio tutti i mali vengono per nuocere- e si capisce quindi quale sia il reale motivo di questo passo falso del regista campano: Pastorale Cilentana si rivela in tutto lo squallore del film su commissione, spot pubblicitario delle bellezze nostrane e la sua storia mascherato da Cinema d’autore, bieca e marchettistica operazione commerciale senza reali velleità artistiche né ispirazione. Una mossa economica e politica che, da un regista con le capacità tecniche e umane di Martone, proprio non ci aspettavamo.

Eppure, il cortometraggio era in potenza folgorante: 18 minuti privi di dialoghi, girati (con il talento visivo di Martone, unico aspetto che non delude) nel quasi infinito 34/9 del formato Superscope, come omaggio alla vita contadina e pastorale nel Cilento. Una vita povera, sincera, di simbiosi con la natura, fatta di pascoli, mercatini, fuochi da accendere con la paglia sotto alla casseruola, coesione familiare e bambini, ma della quale Martone non riesce a centrare l’essenza più intima. Non entra nel cuore dei personaggi, non entra nei loro occhi, non riesce a trovare un appiglio sul quale focalizzarsi per diventare metafora, indirizzandosi ben presto sulla strada segnata di un buonismo che ricorda drammaticamente il gattino del mulino bianco. Al netto della profusione di belle e trasognanti inquadrature, il film scorre senza in realtà rivelare nulla, senza riuscire ad emozionare, senza che la contemplazione riesca a portare alcun tipo di significato. È impossibile, all’interno dello stesso festival, non trovare analogie contenutistiche con Bella e Perduta di Pietro Marcello, ma a livello concettuale, dove il film di Marcello entra sotto la pelle con una propria sublime poetica bucolica di profonda umanità, questo anonimo cortometraggio di Martone manca totalmente di respiro, limitandosi ad un omaggio che non riesce a uscire da una concezione ludica e superata dell’atto del mostrare.

In questo senso, i diciotto minuti di Pastorale Cilentana si configurano come una perdita di tempo, una sorta di vetrina pubblicitaria che non raggiunge alcuno scopo. Non smuove l’anima del cinefilo, non stuzzica l’interesse del potenziale turista, non rende propria la visione di una realtà del passato ancora così attuale. Non parla del rapporto fra l’uomo e la natura, né della pazienza del pastore e delle sue capre. Non dialoga con la realtà mostrata né con lo spettatore, limitandosi ad avanzare sul binario morto di una forma rifinita ma mai personale, senza un sussulto, senza un’emozione, senza uno sguardo. E non è nemmeno l’idea stessa del film su commissione a farci inorridire: anche Torneranno i Prati di Ermanno Olmi, giusto per rimanere in tempi recenti, nasceva da una richiesta al regista di fare un film (in quel caso sulla Grande Guerra, in occasione del centenario), ma lo straordinario cuore di Olmi, mescolando romanzi e racconti del padre, è riuscito a trovare l’ispirazione per un film profondamente personale e di straordinaria sincerità. Pastorale Cilentana, al contrario, stagna in una pulizia formale che suona quasi come disonesta, contrapposta alla quasi totale mancanza di ambizioni. È impersonale, insincero, passo falso di un Mario Martone irriconoscibile. Ma che, ne siamo convinti o almeno speriamo, ritroverà presto la vena e la potenza del suo Noi Credevamo, o quantomeno del Giovane Favoloso. E questa marchetta, da parte nostra, verrà archiviata e dimenticata in fretta.

Marco Romagna

“Pastorale cilentana” (2015)
19 min | Short, History | Italy
Regista Mario Martone
Sceneggiatori Ippolita Di Majo
Attori principali Maria Luisa Aceto, Angela La Greca, Luciano La Greca, Tiziano La Selva
IMDb Rating 5.8

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